17 luglio 2017
A volte l'utilizzo degli URL Shortener rappresenta una scelta obbligatoria, altre invece una semplice opzione. Ma questi strumenti possono essere davvero considerati una valida alternativa o rischiano di danneggiare in qualche modo la propria attività online?
In alcuni e specifici casi l'attività di URL Shortening è semplicemente dettata dalla situazione in cui ci si trova ad operare. Come nel caso di Twitter in cui il limite massimo di caratteri è fissato a 140, oppure in presenza di codici UTM che rendono il link eccessivamente lungo, in questi ed altri ragionevoli casi optare per l'utilizzo degli URL Shortener sembra essere l'ipotesi migliore. Questi ultimi, oltre a conferire un aspetto più "gradevole" al link, offrono anche un utilissimo sistema di analisi del traffico.
Ciononostante la questione sulla loro effettiva validità non è completamente condivisa. Scopriamo perché.
I servizi di URL Shortening, originariamente offerti per far fronte alle limitazioni previste dal sistema di posta elettronica, hanno conquistato prestigio in seguito all'esplosione della popolarità dei Social Network. Anche se vengono utilizzati da anni per finalità più o meno differenti, ancora oggi sollevano dubbi e perplessità tra cui:
Scott Hanselman ha citato e trattato questo problema in un articolo di qualche tempo fa.
Attraverso il suo Blog ha chiaramente mostrato il numero totale di reindirizzamenti necessari ad un URL Shortener per raggiungere l'effettiva pagina web. Il percorso passa per una serie di livelli intermedi finalizzati a raccogliere dati statistici (in questo caso trib.al) o a preservare la sicurezza dell'utente (nel caso di Twitter, t.co).
Ecco tutti i redirect 301 che ha tracciato Hanselman partendo dalla seguente URL: http://t.co/sxSvcJnT2L
Come spiega Hanselman:
"Sono moltissimi livelli per accedere ad un'unica pagina web, se si considera che permettere ad un utente di accedere ai contenuti delle pagine è la funzione principale del web. Ogni redirect rappresenta un ulteriore livello posto tra l'utente e il contenuto".
Quando si procede con la riduzione della lunghezza dell'URL della pagina web, solitamente si ottiene anche l'eliminazione di ogni riferimento al dominio, rendendo il link praticamente irriconoscibile.
Questa caratteristica è stata più volte sfruttata dagli spammer per indurre l'utente inconsapevole ad aprire i loro contenuti. Inevitabilmente questa attività ha avuto delle conseguenze negative sull'atteggiamento degli utenti verso i link abbreviati, tanto da far nascere la necessità di servizi come Where Does This Link Go, tool che permette di scoprire il dominio reale del link.
Questo problema però può essere velocemente risolto utilizzando dei domini personalizzati e integrabili con i servizi di URL Shortening. Un esempio è quello di CoSchedule.
Nel caso si opti per la personalizzazione dell'URL, secondo RadiumOne, è possibile addirittura aumentare del 25% la condivisione del contenuto tra gli utenti.
(Fonte: www.venturebeat.com - Infografica)
Infine gli URL Shortener possono essere efficacemente usati per estendere il ciclo di vita dei contenuti: basta creare e condividere il link almeno una settimana dopo della pubblicazione del contenuto originale, dando nuovo slancio all'articolo.
Un URL Shortener, in pratica, altro non è che un intermediario tra l'utente e il contenuto originale. Ma se "l'intermediario" smettesse di essere operativo?
Sembra sicuramente un'ipotesi piuttosto remota, eppure è già successo in passato con vb.ly in Libia.
Per cercare di risolvere questo problema, è stato promosso il progetto 301 Works con lo scopo di mantenere la validità di tutti gli URL Shortener anche se il provider del servizio smettesse di essere attivo.
Questa è una frase attraverso la quale far impallidire tutti coloro che si battono ogni giorno per mantenere un buon posizionamento organico attraverso la continua produzione e pubblicazione di contenuti.
Eppure non è esattamente veritiera, o per lo meno non sempre.
Come spiega Matt Cutts in un breve video esplicativo, l'utilizzo di URL Shortening non dovrebbe in alcun modo inficiare sul Ranking organico della pagina web SE (e solo se) il sistema utilizza il redirect 301, come ad esempio Bit.ly. Quest'ultimo infatti sembra essere la soluzione migliore e più sicura (non l'unica ovviamente) per evitare ogni eventuale impatto negativo sulla SEO della pagina web.
In qualità di utenti che navigano giornalmente il web, magari da Mobile, trovereste più semplice ed immediato condividere questo link:
https://www.bazweb.it/lp/2016/20160905-adwords.html?utm_source=Pagina%20Offerte%20Speciali&utm_source=Pagina%20Offerte%20Speciali
oppure questo:
http://bit.ly/3baz1
Dopo mesi di formazione, esami, test, perfezionamento e raggiungimento di obiettivi posti da Google, abbiamo ottenuto la prima certificazione su Google Shopping.
L'evoluzione negli anni del modo in cui gli utenti scansionano la SERP del motore di ricerca per trovare le informazioni di cui necessitano.
Il termine "Web Agency" identifica un'azienda con una conoscenza approfondita di tutto ciò che riguarda il Web: dal design, programmazione e promozione dei siti web alla progettazione e realizzazione di complesse web applications. Ma esattamente, quando e perché rivolgersi ad una Web Agency?